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Un avvertimento: siamo coperti unilateralmente dall'amore di Gesù e non perdonare è un peccato

 

Che il Risorto si manifesti con le parole “Pace a voi” (v. 19), dice che il comportamento dei discepoli è coperto unilateralmente dall’amore di Gesù. Essi, che si erano dileguati nell’ora della passione e morte di Gesù, ora vedono che la loro colpa non impedisce loro il futuro e non abolisce la relazione. E questo significa che essi si scoprono perdonati. Il primo saluto “Pace a voi” si accompagna all’ostensione delle proprie ferite da parte di Gesù. “Mostrò loro le mani e il fianco”. Gesù mostra le ferite dell’amore, le ferite che gli ha procurato il suo amare fino alla fine, mostra il suo corpo ferito, quel corpo con cui aveva amato i discepoli fino a inginocchiarsi davanti a loro per lavare i loro piedi, deponendo le vesti, segno della deposizione della vita. Infatti, l’eloquenza ultima dell’amore è la morte, la morte per amore. Anche la muta morte diviene parola che parla di amore. Anche la morte può esprimere amore quando è stata preceduta da una vita che ha sempre parlato la lingua dell’amore. Gesù mostra le ferite, fa vedere ai discepoli cosa può provocare il non amore, il non riconoscere e il non credere all’amore. Ma a questo fa seguire nuovo amore. Chi ama non incolpa gli altri delle ferite che gli sono state inflitte, anzi Gesù abilita e incoraggia i discepoli ad amare in modo analogo, cioè a perdonare. Gesù, mostrando mani e fianco, fa anche delle ferite ricevute un dono: ecco il perdono. Un amore che non si lascia frenare o inibire dal non amore.

Con il secondo saluto “Pace a voi” Gesù dona anche il suo soffio, il suo spirito, ovvero invita i discepoli a entrare nel suo modo di vita, a perdonare. Ad accogliere anche le ferite che altri potranno loro infliggere come occasione di ulteriore dono, come occasione di amore. Anzi, come responsabilità di amore. Accordando il potere di rimettere i peccati, il Risorto accorda una responsabilità ai discepoli. Non si tratta di potere sul male commesso, sui peccati, ma di responsabilità verso gli uomini. Non il contrario. Non è potere sulle persone, così che uno decide arbitrariamente se perdonare o meno. Non perdonare non è un potere spirituale, ma un peccato. Le parole di Gesù suonano come avvertimento: “a chi non rimetterete i peccati resteranno non rimessi”. E potremmo aggiungere: sarà vostra responsabilità avere tenuto il peccatore nella prigionia del male commesso, averlo reso ostaggio del proprio passato. Io non ho fatto così: Gesù questo non lo dice, ma lo ha appena narrato con il gesto dell’ostensione delle mani e del fianco.

 (Luciano Manicardi)

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