e-mail della Parrocchia: ss.risurrezione@patriarcatovenezia.it - Telefono e Fax: 041-929216 - ........................................................................... e-mail del Blog: parrocchiarisurrezionemarghera@gmail.com

Tutti i buchi delle sanzioni alla Russia

Le sanzioni occidentali sono “senza precedenti”: nell’ultimo mese e mezzo in tantissimi lo hanno ripetuto, dalla Presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen allo stesso presidente russo Vladimir Putin. Per certi aspetti è vero, ma non sono certo le più forti possibili, e non sono a prova di proiettile.


Solo un terzo
 delle sanzioni economiche imposte nella storia ha raggiunto i suoi obiettivi. In particolare, l'efficacia delle sanzioni dipende dal fatto che siano non solo forti, ma anche imposte all’unisono da gran parte delle nazioni del mondo, in modo da ridurre la possibilità di scappatoie e partite di giro.

Solo il 19% degli Stati del mondo ha deciso di rispondere all’invasione dell’Ucraina imponendo sanzioni economiche alla Russia. Certo, questi paesi rappresentano una grande fetta dell’economia mondiale (il 59%), e molti di loro costituiscono partner economici imprescindibili per Mosca. Tuttavia l’assenza di una condanna unanime lascia alla Russia la possibilità di espandere le proprie relazioni commerciali con i paesi che non hanno aderito alle sanzioni.

In mancanza di sanzioni secondarie (cioè quelle sanzioni che colpirebbero proprio i Paesi che, non sanzionando la Russia, decidessero di fare affari con essa nei settori colpiti da sanzioni altrui), al Cremlino rimane infatti un margine di manovra considerevole, che rappresenta il restante 41% dell’economia mondiale.

E così i prodotti russi, pur colpiti, talvolta cambiano semplicemente acquirente. Ad esempio il greggio, che fino all’anno scorso era per circa la metà acquistato dall’Occidente (49% UE, 3% Stati Uniti), viene oggi almeno parzialmente dirottato verso India e Cina.


L'articolo continua poi analizzando i diversi settori "colpiti" dalle sanzioni economiche che per le esportazioni russe significano solo un "graffio" e, nel settore energetico, sono addirittura aumentate (5 miliardi di Euro in più nel solo mese di marzo).

Sotto osservazione poi i limiti alle importazioni in Russia, le imprese che non hanno lasciato quella nazione e le molte scappatoie che Putin può mettere in atto per limitare i danni delle sanzioni anche sul piano finanziario.



L'intero articolo dell'Ispi a questo link:


https://ispo.campaign-view.eu/ua/viewinbrowser?od=3zfa5fd7b18d05b90a8ca9d41981ba8bf3&rd=166050ccee71da4&sd=166050ccee6526a&n=11699e4c2ea87f7&mrd=166050ccee65254&m=1



Nessun commento:

Posta un commento