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Il chinarsi e il rialzarsi, il passare dalla morte alla vita

Nel brano di questo Evangelo per due volte si dice che Gesù “si china” e poi “si rialza”. Perché questa insistenza in un racconto così breve? I primi versetti hanno situato l’episodio nell’imminenza della passione. Questi due verbi: il chinarsi e il rialzarsi, desiderano allora richiamarci, riassumendolo, quell’evento che è stato Gesù di Nazareth: dall’abbassamento (cioè l’incarnazione fino alla morte ed alla discesa negli inferi), fino all’elevazione (la sua risurrezione), passando per le tentazioni e la trasfigurazione delle quali facciamo memoria all’inizio di ogni Quaresima.

È anche quello che accade a quella donna: passa dalla morte alla vita. Alla visione della donna schiacciata sotto le pietre, si sostituisce quella di lei che se ne va, libera, verso quell’avvenire che Gesù le ha aperto.

Anche per gli scribi e i farisei c’è un passaggio simile: Gesù non li condanna ma li aiuta a prendere coscienza del loro peccato, lasciandoli liberi di rimanere incatenati al loro legalismo che li avrebbe portati ad un omicidio, o di assumere una nuova visione della vita e del rapporto con la Legge, fonte di salvezza non di peccato.

 

L’unità del brano viene assicurata dalla centralità della figura della donna che, silenziosa, è presente dal principio alla fine: tutto avviene in riferimento a lei e al suo tradimento. Nei profeti l’adulterio è la metafora per eccellenza dell’infedeltà del Popolo eletto al Dio unico. 

Quella donna rappresenta allora Israele che ha un legame sponsale con il suo Signore. Gesù è venuto a rivelarle il perdono di Dio secondo la promessa contenuta anche nel Deuteronomio 22,21.24 dove, nel contesto delle leggi riguardanti l’adulterio, c’è scritto: “tu eliminerà il male di mezzo te”, cioè di mezzo al popolo.

Il brano rimane con un finale aperto non si sa nulla di ciò che accade dopo alla donna, come nulla si sa sulla decisione finale del figlio maggiore (Israele), nella parabola del padre. È questo un preciso invito a noi stessi ad abbandonare le nostre paure, a non bloccarci sul nostro passato, che a volte è un cerchio di morte, a camminare invece nella libertà dei figli di Dio.

(BiGio)

 

Il Signore non ci ha trattati secondo i nostri peccati, 

non ci ha ripagati in base alle nostre colpe.

Sì, com’è alto il cielo rispetto la terra, 

così è grande la sua misericordia

sopra quelli che lo temono; 

come l’Oriente dista dall’Occidente, 

tanto allontanò da noi le nostre colpe. 

Come un padre a pietà per i suoi figli, 

così il Signore ha pietà per quanti lo temono. 

Sì, egli conosce di che pasta noi siamo fatti, 

egli si ricorda che noi siamo polvere. (PS 103)

 

Beato colui al quale è stato perdonato l’errore

e coperto il peccato!

Rallegratevi a causa del Signore

e gridate di gioia! (Ps 32)

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