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Il dito di Dio e la donna

In quale senso può avere nel testo di Giovanni il cesto di Gesù te lo scrivere per terra? Proviamo a dare una risposta lasciandoci guidare dalla scrittura stessa. Nel Vangelo di Luca troviamo questa espressione: “se io scaccio i demoni con il dito di Dio, è giunto dunque a voi il regno di Dio” (Lc 11,20). Gesù dunque agisce e opera con il dito di Dio. Dio, che con le sue mani aveva plasmato l’uomo dalla polvere del suolo, ora agisce nelle parole e nelle opere di Gesù. E Gesù scrive proprio nella polvere della terra, che la materia da cui Dio attratto e plasmato l’uomo.

Ma nella scrittura c’è un altro passo nel quale si parla del “dito di Dio”. In Es 31,18 leggiamo: “quando ebbe finito di parlare con lui sul monte Sinai, diede a Mosè due tavole della testimonianza, tavole di pietra, scritte con il dito di Dio”. Dio ha scritto con il suo dito su tavole di pietra quella Legge che ora scribi e farisei imboccano contro la donna. Il medesimo dito ha plasmato l’uomo dalla polvere del suolo e ha scritto la Legge sulle tavole. 

Ora in Gesù, che agisce con il dito di Dio, la Legge non è più scritta su tavole di pietra ma sul cuore dell’uomo, nella polvere da cui l’uomo è stato formato, nella sua umanità: l’annuncio di Geremia (31,31-34) di una Legge-Torah scritta nei cuori viene confermato in Gesù, diventa fonte di vita e di perdono. Una nuova Alleanza, quindi, la cui Legge non è più scritta su tavole di pietra, ma nel cuore dell’uomo. Anzi la novità, come già diceva Geremia, sta proprio qui: non un nuovo documento, di nuovi contenuti, ma un supporto nuovo, che è il cuore dell’uomo!


Dopo che tutti se ne sono andati a causa della contro domanda di Gesù, egli si rivolge alla peccatrice e la chiama “donna”. Un termine importante in Giovanni! Un termine che indica la sposa, la donna pronta per il matrimonio. Gesù non chiama adultera quella donna, ma la chiama donna, il termine che indica la sposa. Ella, simbolo dell’umanità peccatrice, perché in nessun modo si può vedere in questo brano una giustificazione del peccato, è ricostituita da Gesù come sposa ed egli è lo sposo che l’umanità tende! Questo nome con a cui Gesù chiama la peccatrice è il nome con il quale nel Vangelo di Giovanni e si rivolge a Maria a Cana e ai piedi della croce, il termine con cui si rivolge alla samaritana presso il pozzo di Giacobbe e a Maria Maddalena nel giardino della risurrezione. 


Così Gesù ridona piena dignità alla donna. L’avevano condotta lui non come uno dei tanti malati e indemoniati che gli ha guarito; ma l’incontro con Gesù a veramente guarito nel profondo quella donna, ritornando nella dignità perduta, il nome di “donna-sposa”. Quello che Gesù compie nei suoi confronti corrisponde alla promessa fatta a Israele sposa-infedele in Osea 2,21-22: “ti farò mia sposa per sempre, ti farò mia sposa nella giustizia nel diritto, nella benevolenza e nell’amore, ti fidanzerebbe con me nella fedeltà e tu conoscerai Signore”. La donna risponde chiamandolo “Kyrios, Signore”.

(Matteo Ferrari)

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