Lieta Pasqua!

(Santo Sepolcro, chiesa armena)

In questi nostri giorni è calato il buio da gennaio 2020 e ancor di più dal 24 febbraio ultimo scorso, ma poi … basta saper attendere con fiducia dandosi da fare per quel che si può. Anche le donne non rimasero il sabato con le mani in mano ma prepararono gli olii profumati … quindi anche noi dobbiamo darci di gomito con l’olio della consolazione e della solidarietà. Sono "coni di luce" in mezzo alle tenebre che avvolgono l'ultima cena di Gesù, illuminano il Venerdì Santo e accendono una speranza che non andrà delusa il giorno di Pasqua.

Dà molta speranza quello che diceva don Tonino Bello: “Da mezzogiorno alle tre si fece buio su tutta la terra, una permanenza più lunga è considerata abusiva da Dio”. Poi sfolgora di nuovo la luce, la sua luce, la luce della risurrezione.

 

È anche per questo che amo molto le croci fiorite armene (khatchkar): non c’è inchiodato sopra il corpo di Gesù, ma in cima le braccia della croce sono fiorite, due fiori su ciascuna della quattro teste, che fanno otto fiori: l’ottavo giorno, quello dalla Risurrezione.

 

È anche il senso della Pasqua che stiamo celebrando questi giorni: il segno di una speranza anche là dove la speranza sembra proibita. Possiamo non perdere mai la speranza e saperci rallegrare dei coni di luce che vengono dagli amici e da quelli che ci sono cari, come anche da quelli che, per la loro situazione disperata, ci diventano cari. È proprio anche questo il senso delle khatchkar e, certamente, questa Pasqua rimarrà negli occhi di tutti lo sguardo che si scambiano Albina e Irina, due donne, due amiche, una russa, l’altra ucraina, nel sorreggere insieme la croce di questi nostri giorni.


Lieta Pasqua!

(BiGio)




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