Dà molta speranza quello che diceva don Tonino Bello: “Da mezzogiorno alle tre si fece buio su tutta la terra, una permanenza più lunga è considerata abusiva da Dio”. Poi sfolgora di nuovo la luce, la sua luce, la luce della risurrezione.
È anche per questo che amo molto le croci fiorite armene (khatchkar): non c’è inchiodato sopra il corpo di Gesù, ma in cima le braccia della croce sono fiorite, due fiori su ciascuna della quattro teste, che fanno otto fiori: l’ottavo giorno, quello dalla Risurrezione.
È anche il senso della Pasqua che stiamo celebrando questi giorni: il segno di una speranza anche là dove la speranza sembra proibita. Possiamo non perdere mai la speranza e saperci rallegrare dei coni di luce che vengono dagli amici e da quelli che ci sono cari, come anche da quelli che, per la loro situazione disperata, ci diventano cari. È proprio anche questo il senso delle khatchkar e, certamente, questa Pasqua rimarrà negli occhi di tutti lo sguardo che si scambiano
Lieta Pasqua!
(BiGio)
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