V di Quaresima – Gv 8,1-11

Che fare di fronte alla violenza? come rispondere? O la Legge è essa stessa la Misericordia, o fallisce il suo obiettivo....



La liturgia questa Quaresima ci ha fatto fare un cammino alla scoperta della misericordia di un Dio che “perde” tempo a concimare il terreno attorno a noi sperando che in futuro riusciamo a portare frutti e che ci lascia andare senza smettere di guardarci, attendendo con pazienza l’evolversi della situazione, pronto a riaccoglierci senza fare domande o chiedendoci qualcosa in cambio, senza aver mai pensato per un attimo di tagliarci via dalla sua vita.

Oggi siamo alla conclusione di questo itinerario e, il volto della misericordia, si articola in quello del rispetto della Legge che non è fatta per condannare, ma per donare un’altra opportunità, una seconda vita. 

 

Gesù è giunto a Gerusalemme e costantemente insegna nel tempio. Gli scribi e i farisei lo interrompono trascinandogli davanti una donna adultera. È un atteggiamento violento in tutti i suoi aspetti: verso Gesù che viene interrotto, verso la folla che lo stava ascoltando, verso la donna umiliata, messa al centro e trattata come una cosa. Tutto questo in virtù di un sentirsi padroni della stessa Legge. Questa volta cercano di mettere Gesù con le spalle al muro. Non gli pongono una questione teorica, sempre da lui brillantemente superate. Cercano di fare in modo che si contrapponga alla Legge di fronte ad una decisione per loro scontata di vita o di morte. Questa volta si sentono sicuri della situazione, padroni. È nel sentirsi così che sta la fonte di ogni violenza, di quella violenza che cerca di imporre la propria volontà agli altri. 

Gesù non risponde immediatamente ma, “chinatosi si mise a scrivere con il dito per terra”. Incalzato dai suoi interlocutori, non si allinea sul loro piano, si china a condividere la “polvere” nella quale è gettata la donna, si pone in una posizione da vinto, facendosi guardare dall’alto della loro presunzione. Non formula un giudizio adoperando la Legge come un manuale di sentenze astratte e immutabili, ma la usa come uno strumento per far in modo che ciascuno possa fare verità nel suo cuore: “Chi è senza peccato scagli la prima pietra”. 

A uno a uno gli accusatori si ritirano “a cominciare dei più anziani”, cioè a partire da coloro che hanno una più lunga esperienza della fragilità umana. Gesù ha così trattenuto questi uomini dal commettere un atto di violenza, rinunciandovi liberamente: è l’inizio del loro riscatto dalla presunzione di poter impunemente tutto. 

Il tranello contro Gesù non ha funzionato e lui si ritrova solo con la “donna”. La invita familiarmente a constatare che nessuno l’ha condannata e, lei, non lo chiama “Maestro”, ma “Signore”, facendo così una confessione di fede, rimettendosi alle sue mani. Gesù non le dichiara che il suo peccato è stato perdonato, ma rimanendo sul terreno giuridico in cui si erano posti i farisei le dice: “neppure io ti condanno”. In questo modo Gesù non critica né si contrappone alla Legge che condanna l’adulterio, ma manifesta che la sua missione è quella di salvare, non di condannare. Non solo. In questo modo svela che la stessa Legge contiene già in sé stessa la misericordia. Anzi, di più: è già Misericordia essa stessa, perché ci è stata donata per guidarci alla salvezza.

Come gli scribi e i farisei, anche da donna viene rimandata alla sua coscienza e a una responsabilità rigenerata: d’ora in poi dovrà vivere in conformità con la liberazione che ha ricevuto. La Misericordia le ridona la vita e, contemporaneamente, è un appello alla conversione. Anche lei, come il figlio che se n’era andato, “era morta ed è tornata in vita, era perduta ed è stata ritrovata”.

 

Questo Evangelo allora è anche un invito a guardare i nostri comportamenti sociali e chiederci da cosa siano regolati. Da quelli nelle realtà più piccole e vicine: famiglia, lavoro, amicizie a quelle più grandi: dalla nostra comunità di fede a quelle politiche locali, nazionali ed internazionali. Questi rapporti li gestiamo con la forza o la misericordia? Non si tratta di abdicare alla giustizia che è e deve essere la nostra forza, ma di cercare con perseveranza e decisione una strada altra dalla violenza, un percorso che va costruito incessantemente giorno dopo giorno. 


Il Salmo 85 ci propone e indica il cammino sul quale stare: "Misericordia e verità s'incontrerannogiustizia e pace si baceranno". Dalla misericordia nasce la verità, dalla giustizia la pace. Ma i quattro termini possono anche essere riletti affiancando la misericordia alla giustizia dalle quali scaturiscono la verità che dona la pace. In fin dei conti questa è la sintesi dell'evangelo di oggi è del percorso attorno alla misericordia che la liturgia ci ha fatto fare in questa Quaresima. 

(BiGio)

1 commento:

  1. Questo commento è straordinario! Grazie a chi lo ha preparato. Suscita il desiderio di guardarsi dentro senza timore certi di non essere condannati, ma invitati a rialzarsi!
    Amami tu, Signore,
    anche se non sono amabile,
    anche se sono povero,
    anche se non lo merito,
    anche se ti amo poco,
    amami tu, Signore.

    Adriana Zarri

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