Con la “Praedicate evangelium” prende corpo la riforma della Curia Romana

Papa Francesco ha promulgato la nuova costituzione apostolica sulla Curia Romana, che sostituisce la "Pastor bonus" di Giovanni Paolo II ed entra in vigore il 5 giugno. Tra le novità più rilevanti, l'istituzione del Dicastero per l'evangelizzazione, presieduto dal Papa, e del Dicastero per il Servizio della Carità. La Segreteria di Stato diventa "Segreteria papale". Anche i laici e le laiche potranno presiedere un Dicastero.

Ma sul testo diffuso ci sono parecchie perplessità.


Una Riforma non fine a se stessa. “La riforma della Curia romana sarà reale e possibile se germoglierà da una riforma interiore, con la quale facciamo nostro il paradigma della spiritualità del Concilio, espressa dall’antica storia del Buon Samaritano, di quell’uomo, che devia dal suo cammino per farsi prossimo ad un uomo mezzo morto che non appartiene al suo popolo e che neppure conosce”. È il presupposto attorno a cui si articola la nuova Costituzione, composta da 250 articoli. 

Il principio ispiratore è “una spiritualità che ha la propria fonte nell’amore di Dio che ci ha amato per primo, quando noi eravamo ancora poveri e peccatori, e che ci ricorda che il nostro dovere è servire come Cristo i fratelli, soprattutto i più bisognosi, e che il volto di Cristo si riconosce nel volto di ogni essere umano, specialmente dell’uomo e della donna che soffrono”. 


La riforma, quindi, nella visione del Papa “non è fine a se stessa, ma un mezzo per dare una forte testimonianza cristiana; per favorire una più efficace evangelizzazione; per promuovere un più fecondo spirito ecumenico; per incoraggiare un dialogo più costruttivo con tutti”. 


Meno dicasteri, apertura ai laici. “Si è reso necessario ridurre il numero dei Dicasteri, unendo tra loro quelli la cui finalità era molto simile o complementare, e razionalizzare le loro funzioni con l’obiettivo di evitare sovrapposizioni di competenze e rendere il lavoro più efficace”, la “ratio” della riforma, che apre ai laici e alle laiche.   
“Qualunque fedele può presiedere un Dicastero o un Organismo, attesa la peculiare competenza, potestà di governo e funzione di quest’ultimi”, si legge infatti nel testo, in cui si parla anche della necessità di una “sana decentralizzazione”, nel rapporto tra la Curia e le Chiese particolari.

La Curia Romana sarà così composta in totale da 16 Dicasteri, cui si aggiungono gli Organismi di giustizia, gli organismi economici, tre uffici (Prefettura della Casa Pontificia, Ufficio delle celebrazioni liturgiche del Sommo Pontefice, Camerlengo di Santa Romana Chiesa), gli Avvocati e le istituzioni collegate con la Santa Sede. Oltre alla Sezione per gli Affari generali e alla Sezione per i Rapporti con gli Stati e le Organizzazioni internazionali, la Segreteria di Stato – che ora diventa “Segreteria papale” – può contare su una Sezione per il personale di ruolo diplomatico della Santa Sede.

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Questo testo è il più atteso del pontificato del Papa. Ci sono giornalisti che titolano “cambia tutto” o “la rivoluzione”. In realtà ci sono molto dubbi che, nella fretta di dare la notizia questa Costituzione non sia stata letta e poi è necessario conoscere il funzionamento della struttura e sopratutto conoscere la Pastor Bonus, ovvero il funzionamento precedente. Non solo, bisogna conoscere anche i cambiamenti che volle Benedetto XVI e le piccole ma numerose riforme che Francesco ha attuato in questi anni. 

Nel testo diffuso (perché poi solo in italiano?) ci sono poi parecchi refusi non solo tipografici, ma anche sostanziali come, per esempio, quei paragrafi che riguardano la celebrazione della Messa nella forma straordinaria del Rito Romano che, non molto tempo fa, il Papa ha eliminato completamente con la "Traditionis Custodes". In seguito è apparsa una rettifica parziale.

La domanda che ci si può porre è: perché questo importantissimo testo è stato pubblicato a sorpresa se non era nemmeno pronto e, per stessa ammissione di chi lo ha diffuso, va certamente ripreso e corretto?



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