Il Papa e la vera sfida alla guerra

La consacrazione della Russia e dell’Ucraina al Cuore immacolato di Maria è il gesto di papa Francesco contro il pensiero cristiano di tipo messianico e apocalittico, che parlano di una lotta finale tra il Bene e il Male, nell’imminenza della fine del mondo. Bergoglio ha scelto di definire questa guerra sacrilega compiendo un rito che possa raggiungere cuore e menti delle persone


Il sei marzo trascorso il patriarca di Mosca e di tutte le Russie, Sua Beatitudine Kirill, nella sua omelia davanti ai fedeli ha detto che “ciò che sta accadendo oggi nell’ambito delle relazioni internazionali non ha solo un significato politico. Stiamo parlando di qualcosa di diverso e molto più importante della politica. Stiamo parlando della salvezza umana, su dove finirà l’umanità, da che parte di Dio Salvatore, che viene nel mondo come Giudice e Creatore, a destra o a sinistra… Tutto quanto sopra indica che siamo entrati in una lotta che non ha un senso fisico, ma un significato metafisico”.

A sua avviso da una parte c’è la Russia, depositaria dei valori tradizionali e di uno Stato cristiano che segue la legge di Dio, dall’altra l’Occidente, che governa gran parte del mondo

Francesco in questo vede un rischio di un pensiero cristiano di tipo messianico, quello che vede in un determinato Stato una sorta di Regno di Cristo già realizzato in terra, e di un pensiero cristiano apocalittico, quello che parla di una lotta finale tra il Bene e il Male, nell’imminenza della fine del mondo.

In questa lotta si chiede ai fedeli di fare di tutto per sconfiggere il Male e far favorire così il più rapido ritorno del Messia, il suo trionfo finale.

Ecco l’urgenza del papa, e anche la sua scelta di definire questa guerra sacrilega senza mai nominare nessuno. Il sacrilegio bellico, scatenato da Mosca, infatti non si sconfigge con un rito da esorcisti, ma raggiungendo il cuore e le menti delle persone.

Chiede il papa a Maria? “Attraverso di te si riversi sulla Terra la divina Misericordia”. La divina Misericordia davanti alla devastazione, ai ponti distrutti (i ponti, il segno più caro a Francesco), gli asili bombardati, il proprio figlio, o il proprio genitore preso in ostaggio, milioni di fratelli in fuga, giovani spaventati mandati al fronte, donne abusate, madri straziate, mariti attoniti… Ecco il punto: “Fa di noi degli artigiani di comunione. Per me vuol dire che abbiamo una comunione di destino, non un destino fratricida.

Il pensiero apocalittico però è più forte ancora, perché crede di mettere nel nostro far guerra la possibilità di avvicinare la fine del mondo, che porterà alla vittoria finale di Dio. Insomma come spesso gli accade Francesco ha capito la vera sfida: se non viene capito il rischio è evidente.


L'intera analisi di Riccardo Cristiano a questo link:

https://formiche.net/2022/03/papa-francesco-consacrazione-guerra/

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