Può essere di qualche utilità esaminare con cura il Sermone di domenica scorsa del Patriarca Kyrill, giudicandolo sul piano squisitamente teologico. Questo potrebbe aiutare la valutazione sia delle reazioni scandalizzate che ha suscitato in molti lettori, sia dei presupposti teorici su cui poggia, sia della qualità teologica ed ecclesiale di cui è portatore.
La teologia di corte è una variante della teologia che si colloca direttamente sul piano della “gestione della autorità”. A che cosa serve la teologia, in questo caso? Una volta stabilita la “scelta politica” da assumere, da parte della Chiesa si trovano gli argomenti teologici più forti per giustificarla.
La teologia può diventare la più comica e la più tragica delle scienze, perché permette di lavorare ad un livello talmente profondo della esperienza, che, se maneggiata male, produce danni ed equivoci a tutto spiano. Può avere un potentissimo effetto anestetico.
L'ultimo livello è quello di una teologia del Dio che è amore, e che proprio la tradizione ortodossa conosce e sa esprimere nei minimi dettagli, con tutta la poesia di una lingua e di una espressione potente e indimenticabile, come può mai arrivare a ridurre questo Dio del mistero e della divina liturgia ad un legislatore scrupoloso, accigliato, armato di bilancino, che pone leggi e giudica i torti come un magistrato inflessibile, distaccato e vendicativo?
L'intera analisi di Andrea Grillo a questo link:
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