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La teologia, quando sfugge di mano, può diventare la più comica e la più tragica delle parole

Può essere di qualche utilità esaminare con cura il Sermone di domenica scorsa del Patriarca Kyrill, giudicandolo sul piano squisitamente teologico. Questo potrebbe aiutare la valutazione sia delle reazioni scandalizzate che ha suscitato in molti lettori, sia dei presupposti teorici su cui poggia, sia della qualità teologica ed ecclesiale di cui è portatore. 


Vorrei distinguere i diversi piani di valutazione, cercando di rispettare la sua collocazione in una tradizione diversa dalla cattolica (quella russo-ortodossa), ma cogliendo anche le affinità profonde con una porzione non marginale della menscattolica. In fondo, alcuni “luoghi comuni” del discorso teologico sono paralleli alle diverse tradizioni e parimenti apprezzabili o discutibili. Ogni piano che esaminerò corrisponde ad un “uso” della teologia, più o meno infondato o plausibile. E si adatta con un certo margine di approssimazione al discorso che ieri è stato pronunciato a Mosca, nel decimo giorno di guerra, nella Cattedrale della capitale della Russia, paese che sta distruggendo militarmente intere città della Ucraina, con migliaia di militari e di civili che soccombono negli scontri.

La teologia di corte è una variante della teologia che si colloca direttamente sul piano della “gestione della autorità”. A che cosa serve la teologia, in questo caso? Una volta stabilita la “scelta politica” da assumere,  da parte della Chiesa si trovano gli argomenti teologici più forti per giustificarla. 

La teologia può diventare la più comica e la più tragica delle scienze, perché permette di lavorare ad un livello talmente profondo della esperienza, che, se maneggiata male, produce danni ed equivoci a tutto spiano. Può avere un potentissimo effetto anestetico.

L'ultimo livello è quello di una teologia del Dio che è amore, e che proprio la tradizione ortodossa conosce e sa esprimere nei minimi dettagli, con tutta la poesia di una lingua e di una espressione potente e indimenticabile, come può mai arrivare a ridurre questo Dio del mistero e della divina liturgia ad un legislatore scrupoloso, accigliato, armato di bilancino, che pone leggi e giudica i torti come un magistrato inflessibile, distaccato e vendicativo? 


L'intera analisi di Andrea Grillo a questo link:

https://www.cittadellaeditrice.com/munera/teologia-ad-usum-cyrilli-forme-del-discorso-ecclesiale-in-tempo-di-guerra/




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