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Sindrome Zelig e politica della maglietta


La scena del sindaco che srotola la maglietta davanti ad un Salvini comprensibilimente umiliato è un momento che non deve essere inteso solo come “nemesi storica” e come “legge del taglione”: ricevi, o Salvini, con gli interessi quello di cui per anni hai abusato in vista di un consenso superficiale. Non è solo questo: è il rivelarsi improvviso e scandaloso di una politica miope, che attraversa tutto il campo politico, che vive di improvvisazioni, di “adesioni immediate” senza spessore, e che si illude che si possa fare politica senza esserne “professionisti”. In quella maglietta srotolata, nella quale la politica “perde ogni rispetto”, c’è una grande parabola, che dice: se pensi di fare politica solo cavalcando le grandi emozioni, le stesse emozioni, dopo qualche momento, tornano su di te e ti mangiano vivo. Le magliette con gli slogan o con i volti non si addicono ai politici veri.

Il rispetto per le istituzioni è il vero nodo. Non si rispettano le istituzioni, parlamentari e di governo, se si associano immediatamente ad una “parte”. Il Ministro dell’Interno non si veste né da poliziotto, né da carabiniere, né da finanziere, né da operaio, né da minatore, perché deve restare diverso da ogni parte per tutelare davvero tutti. Così mi pare giusto evocare anche il Salvini “senza maglietta”, il famoso salvini alla spiaggia. E far memoria delle parole con cui la figlia di Aldo Moro ricordava come suo padre, anche alla spiaggia, andasse sempre “in giacca e cravatta”. Diceva, “per rispetto delle istituzioni che rappresento”. Il trasformismo delle magliette è una “raccolta di consenso immediato” che come un boomerang si traduce, qualche tempo dopo, nelle parole dure, ma inevitabili, con cui ti senti dire, da uno sconosciuto sindaco al confine tra Polonia ed Ucraina, che esibisce il simbolo di una identità imbarazzante: “Nessun rispetto per lei”. Ciò che avevi pensato uno strumento di consenso diventa il simbolo di una contraddizione tra la “pace che vuoi portare” e i “simboli di cui ti sei coperto”. L’intenzione buona e i simboli della identificazione spensierata col nemico fanno guerra in te e tu ne sei la prima vittima. Solo senza memoria è possibile vivere così. Ma la memoria, negli altri, rimane. E chiede rispetto. Soprattutto durante una guerra.

da Andrea Grillo in Munera:

http://www.cittadellaeditrice.com/munera/sindrome-zelig-e-politica-della-maglietta/



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