Il centenario della nascita di Pasolini (5 marzo 1922) merita un libro. Esce quello di Civiltà Cattolica

Del volume che La Civiltà Cattolica dedica a Pasolini colpisce il metodo: sembra quasi che la rivista dei gesuiti voglia sottolineare e apprezzare l’idea di essersi contraddetta, di aver espresso posizioni difformi nel corso del tempo


Un libro de La Civiltà Cattolica non si legge mezza giornata. Un libro de La Civiltà Cattolica su Pasolini non si può leggere neanche una volta sola per poter dire di aver capito. Troppo rilevante la fonte, troppo complesso il tema. Ma quel che si può dire avendolo visto è che colpisce il metodo scelto dedicando questo fascicolo monografico della collana Accenti a Pasolini. La rivista diretta da padre Antonio Spadaro infatti ha scelto di soffermarsi su questo autore che non passa, ma in certo senso sempre ritorna nei nodi di questo tempo che continuando a mutare sempre trova in Pasolini un lettore diverso, un contraddittorio anticipatore di contraddizioni, anche ora che siamo arrivati al centenario della sua nascita.

Del volume che La Civiltà Cattolica dedica a Pasolini dunque colpisce il metodo: la ripresentazione dei saggi sulla sua opera nell’ordine in cui sono apparsi su La Civiltà Cattolica. Questo metodo appare come la scelta più semplice, e invece è probabilmente l’aspetto più rilevante dell’opera. Perché attraverso la riproposizione di questi articoli si ha modo di capire Pasolini con noi, non senza o contro di noi.

In una lettera del 1963 e riferita alla preparazione del suo Vangelo secondo Matteo, scrive: “Vorrei che le mie esigenze espressive, la mia ispirazione poetica, non contraddicessero mai la vostra sensibilità di credenti. Perché altrimenti non raggiungerei il mio scopo di riproporre a tutti una vita che è modello – sia pure irraggiungibile – per tutti”.

Questa frase è di enorme importanza, lo capisce chiunque: non si tratta di togliere, ma di aggiungere. Vale probabilmente per la frase che apparentemente è di segno opposto e che tempo fa mi colpì particolarmente: Pasolini la scrisse non a un amico, ma in Scritti Corsari: “Da’ a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio é […] Cristo non poteva in alcun modo voler dire: accontenta questo e quello, concilia la praticità della vita sociale e l’assolutezza di quella religiosa, da’ un colpo al cerchio e uno alla botte ecc. Al contrario - in assoluta coerenza con tutta la sua predicazione - non poteva che vuole dire: distingui nettamente tra Cesare e Dio, non confonderli: non farli coesistere qualunquisticamente con la scusa di poter servire meglio Dio: non conciliarli: ricorda che il mio «e» è disgiuntivo, crea due universi non comunicanti, o se mai, contrastanti: insomma, lo ripeto, inconciliabili”.....


L'intera recensione del libro a firma di Riccardo Cristiano a questo link:

https://formiche.net/2022/02/100-anni-nascita-pasolini-libro-civilta-cattolica/


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