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Il teologo Severino Dianich domanda: "Chi potrebbe negare a un popolo aggredito il diritto di difendersi anche con le armi?" Ecco le sue riflessioni alla luce della dottrina cattollica

Chi potrebbe negare a un popolo aggredito il diritto di difendersi anche con le armi? Eppure non posso evitare di domandarmi: quando? sempre? a quali costi? con quali previsioni? Sono questi interrogativi che non è possibile scavalcare. Sono andato a rivedermi il Catechismo della Chiesa Cattolica e osservo che vi si raccomanda di “considerare con rigore le strette condizioni che giustificano una legittima difesa con la forza militare. Tale decisione, per la sua gravità, è sottomessa a rigorose condizioni di legittimità morale”. Fra queste se ne chiarisce una: “Che ci siano fondate condizioni di successo” (n. 2309). Penso che non sarebbe facile contestare il buon senso e la ragionevolezza di questa condizione. L’Ucraina aggredita ha davvero davanti a sé “fondate condizioni di successo”?


Sono impressionato del fatto che oggi, in una pur estesissima condanna della guerra e di chi l’ha voluta, con l’iniqua aggressione di un popolo confinante e fratello, persista nell’opinione pubblica una certa mistica della difesa armata: quanto è ardente la sacrosanta indignazione per l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, tanto diventa esaltante l’eroica reazione degli ucraini e sacro dovere ogni sostegno alla loro difesa armata.

Al di là delle propagandistiche proclamazioni della propria futura vittoria da ambedue le parti, è ben difficile pensare che l’esercito ucraino possa prevalere sull’enorme potenza militare della Russia. Stati Uniti e Comunità Europea stanno fornendo di armi l’Ucraina, più che di viveri, di medicinali, di ospedali da campo, contribuendo così, senza alcun dubbio, a prolungare il conflitto e aumentare il numero dei morti, da ambedue le parti, e con non pochi dubbi sull’esito della guerra. E’ anche prevedibile, infatti, che non si riesca affatto a salvare l’Ucraina dall’occupazione russa, e che l’attuale guerra si trasformi in seguito in una guerriglia destinata a durare per decenni. Con una bella soddisfazione dei produttori di armi. Lo insegnano i dieci anni dell’occupazione russa e i vent’anni di quella statunitense dell’Afghanistan, con la loro litania di morti, feriti e distruzioni senza fine. Vien da pensare che tutto vada a finire solamente in una lezione da dare alla Russia di Putin, un’opera di dissuasione dai suoi imperialistici progetti:. Tutto questo, naturalemte, al prezzo di migliaia di morti e di immani sofferenze della povera gente dell’Ucraina. Un modello che tristemente si ripete: i grandi che si fanno la guerra sul territorio a spese dei piccoli.


L'intera riflessione di don Severino Dianich a questo link:

http://ilsismografo.blogspot.com/2022/03/italia-il-teologo-severino-dianich.html



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