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I nipoti di Abramo

Naftali Bennett negli Emirati per la prima storica visita di un premier israeliano nel paese arabo: “Siamo vicini e cugini”.


Naftali Bennett è arrivato ad Abu Dhabi per una visita storica: la prima volta di un premier israeliano negli Emirati Arabi Uniti. In un vicino Oriente in cui alleanze ed equilibri di potere appaiono in rapida evoluzione, il primo ministro è stato ricevuto dal Principe della Corona, Mohammed bin Zayed al-Nahyan, con cui ha discusso delle relazioni bilaterali tra i due paesi, dopo gli Accordi di Abramo dell’anno scorso. “Il messaggio che desidero trasmettere ai leader degli Emirati Arabi Uniti e ai cittadini degli Emirati è che la collaborazione e l’amicizia reciproche sono naturali. Siamo vicini e cugini. Siamo i nipoti del Profeta Abramo”, ha detto il premier israeliano, aggiungendo che la firma degli accordi di Abramo “sono la prova migliore che lo sviluppo delle relazioni bilaterali è un tesoro prezioso per noi e per l'intera regione”. Una visione condivisa dallo sceicco bin Zayed che ha rinnovato la speranza che il nuovo corso porti “stabilità in Medio Oriente”. Alla vigilia del viaggio – seguito con attenzione dalla stampa araba e israeliana – Bennett ha sottolineato che la visita riflette “una nuova era per la Regione”. 

La politica estera degli Emirati Arabi ha rimesso al centro economia, connettività e diplomazia, dopo anni di rivalità incrociate e assertività militare. La visita del primo ministro israeliano negli EAU evidenzia quanto gli Accordi di Abramo siano funzionali alla nuova tattica emiratina. Oggi, anche grazie alla vetrina di Expo Dubai, gli Emirati scommettono sulla de-escalation (con Qatar, Iran, Siria, Turchia) per consolidare il ruolo regionale acquisito dopo il 2011. Insomma, per Abu Dhabi non è più questa, al momento, la fase del ‘colpo su colpo’ e della politica a somma zero’. Sarà interessante osservare però l’evoluzione dei rapporti fra Emirati e Arabia Saudita: i sauditi condividono la normalizzazione diplomatica fra emiratini e israeliani ma Riyadh, che è fuori dagli Accordi di Abramo, pare ora sempre un passo indietro, rispetto ad Abu Dhabi, nelle nuove geometrie del potere mediorientale.



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