II Avvento – Lc 2,1-6

Un grido che indica: "Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio". Verrà in ogni caso ma chiede agli uomini di collaborare: non senza di loro, nonostante debbano risvegliare i loro cuori distratti, assopiti, appesantiti da "dissipazioni, ubriachezze, affanni della vita



Nell’ultimo mese dell’anno settimo del mandato del Presidente Sergio Mattarella, mentre Mario Draghi era Presidente del Consiglio dei Ministri, Luca Zaia Governatore del Veneto, Luigi Brugnaro Sindaco di Venezia, Jorge Mario Bergoglio papa con il nome di Francesco, Francesco Moraglia Patriarca di Venezia e Nandino Capovilla parroco della Parrocchia della Risurrezione di Margherala Parola di Dio avvenne su Giovanni …”.

La Parola di Dio “cadde” quasi a caso su Giovanni che ne diventa come ogni profeta e, a volte loro malgrado, un testimoneche grida”, che ha bisogno di gridare per farsi sentire in un modo assordato dalle troppe voci che si accavallano (come anche nei nostri giorni) o magari anche solo distratti, assopiti con i cuori appesantiti in dissipazioni, ubriachezze, affanni della vita”, situazioni dalle quali dovremmo guardarci come ci ammoniva l’Evangelo di domenica scorsa.

In questo “deserto” Giovanni “gridaper aprire un varco alla salvezza e indica la necessità di abbassare le asprezze di orgoglio e di arroganza, colmare gli avvallamenti generati dall’indifferenza e dall’autosufficienza, trovare strade nuove mai pensate prima per superare l’egoismo e l’egocentrismo che pervade la nostra realtà, raddrizando così i cammini deviati da false speranze e dalle molte fake news disseminate negli e dagli imperanti social media.

Quello che questa Parola che accade chiede, non sono pratiche religiose ma ci indica di non tirarci indietro dalla fatica della storia, di condividere con tutti gli uomini la costruzione di relazioni meno tortuose, più sincere, tese a sorreggere l’altro nel suo cammino a volte faticoso, a volte impervio, condividendo tutto il nostro essere.

Quello che Giovanni “grida” è un messaggio di speranza, indicando una buona notizia nelle asprezze e nelle difficoltà dei tratti spesso duri e violenti della storia, nella geografia della vita disegnata da ferite mai guarite, di abbandoni patiti o inflitti, di paure e solitudini in un mondo segnato dalla pandemia che genera sempre più differenze e povertà.

È un messaggio di speranza che indica e invita tutti a fare la propria parte. Ogni vita non sarà forse mai una autostrada, ma basta anche riuscire a generare in un campo, in un bosco un sentiero battuto e segnato dalla condivisione di quello che ciascuno di noi ha, tanto o poco che sia e, alla fine, si imporrà non una semplice promessa, ma una certezza:ogni uomo vedrà la salvezza di Dio”.

La vedrà dentro la sua storia ed è per questo che Luca, con quel suo incipit storico (al quale si è fatto il verso all’inizio), desidera indicarci e farci capire che Gesù viene al mondo inserendosi in una storia precisa e con legami ben definiti con questa. Si comporterà certo in maniera libera da quei rapporti che tendono a vincolare (anche questo può essere letto come uno spianare la strada…), ma li ha e non li rinnega mai. Il richiamo che tutti gli Evangelisti fanno alle promesse, alle profezie che Dio ha disseminato nelle più diverse epoche, le sta, le ha e le realizzerà perché Lui è fedele ed esercita la sua sovranità sull’intero mondo (ecco il perché Luca non si ferma ad indicare la cronologia a Tiberio – sarebbe bastato - ma l’estende all’oikoumène). 

Dio viene e agirà, ma chiede agli uomini di preparargli la strada per la quale deve passare ed è sempre diversa. Manda l’arcangelo Gabriele da Zaccaria e Maria ad annunciare quello che accadrà, ma si deve notare che non aspetta la risposta affermativa né di Zaccaria né di Maria. Il primo viene punito perché non accoglie, Maria chiede spiegazioni di come può accadere quello che le è stato annunciato. Ma Dio non ha mandato l’Arcangelo per sapere se fossero d’accordo o meno. Come a Zaccaria è nato nonostante tutto un figlio, similmente sarebbe accaduto a Maria, come anche ad Abramo e Sara. Questo dice il testo, al di là di quanto possiamo ricamarci sopra.

La conferma è in quello che il Battista annuncia: Dio viene comunque, ma affinché la sua venuta sia proficua, gli uomini devono collaborare, devono preparargli la strada e se questo non accade? La risposta sta nell'indicazione che “Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!”. Il dono c’è per tutti, è il come riceverlo che cambia, lo avrà nella pienezza solo coloro che lo accoglieranno come dono, non secondo l’idea di possesso che si è fatto.

Il Battista (ma anche Gesù), pronuncerà parole durissime non per mettere paura ma perché a lui sta a cuore la nostra salvezza e ci vedono distratti da altre cose, assopiti, persi nei nostri sentieri e pensieri, per nulla consapevoli della posta che c’è in gioco: o si collabora e si porta frutto spianando le colline del nostro io o può non esserci in noi speranza. Ma gli uomini sono fatti per portare frutto: Dio ci vuole con sé. 

Rimanga allora fisso nei nostri pensieri l’ultimo versetto dell’Evangelo di oggi:Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio”. Chiediamogli di aiutarci a vederla, accoglierla e annunciarla sapendo che è questa stessa che ci incalza, ci sospinge ad indicarla percorrendo la storia, il mondo degli uomini che Dio ama.

(BiGio)

 

 

 

1 commento:

  1. In questo tempo di avvento siamo chiamati a non distrarci. Attendere, vegliare per riconoscere colui che viene, la Novità che rende nuove tutte le cose. Parola per me, per fare silenzio e spazio non solo per riconoscere il Signore nella mia storia, ma anche per riconoscermi come mi ha pensata e amata

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