1 gennaio - Lc 2,16-21

In cammino con tre verbi: udire, custodire, vedere



Nella pagina dell’Evangelo di oggi, Maria si sorprende di quello che i pastori raccontano sia stato detto loro del suo bambino. Ma come, l’angelo nove mesi prima non glielo aveva già detto? Si può dimenticare un annuncio del genere? No, non si dimentica. 

Maria da una parte rimane sorpresa che altri ora lo sappiano e proclamino ad alta voce a tutte quello che a lei era stato detto nel segreto. Dall’altra custodisce e medita per comprendere bene e sempre di più quella parola avvenuta(è la traduzione letterale dal versetto 15 che precede il testo odierno) che il Signore aveva prima annunciato a lei e ora fatto conoscere ai pastori. Questi ultimi, differentemente da ciò che i più pensano, non vanno ad adorare un bambino, ma a vederequella parolaudita” (come Israele aveva visto le parole pronunciate dal Signore sul Sinài – Es 20,18) e a raccontarla per poi tornare,lodando Dio per ciò che avevano udito e visto”. 

Ma cosa avevano udito e visto? L’annuncio della salvezza per tutto il popolo. È un messaggio diverso da quello del Battista che invitava alla penitenza per avere la salvezza; ora quest’ultima è annunciata direttamente e in totale gratuità. È questo che li muove nella gioia di un cammino di conversione perchè li porterà di fronte alla salvezza, a quel bambino deposto nella mangiatoia. Attenzione, in questo verbo c’è un richiamo forte che chiude le porte ad ogni sdolcinatura; è il medesimo verbo usato quando il corpo di Gesù, avvolto nelle bende del sudario, viene deposto nel sepolcro. Questo per dirci che non si deve dimenticare come la salvezza ora annunciata in questa nascita, è comprensibile solo alla luce dell’intera vita-morte-resurrezione di quel bambino. 

Nel buio di una notte una manciata di pastori, hanno udito una Parola (l’annuncio della salvezza), l’hanno accolta, ci hanno ragionato sopra (= meditato) e, richiamandosela a vicenda (= custodendola), hanno iniziato un cammino al termine del quale l’hanno vista

Questa è allora una delle cose che l’Evangelo di oggi ci richiama: la Parola è sempre “nuova” e capace costantemente di sorprenderci come ha stupito Maria. È però necessario accoglierla, custodirla e meditarla nel silenzio del proprio cuore, in un itinerario che dura una vita. Contemporaneamente però va testimoniata più che con le parole con la concretezza del nostro essere tra, con e per gli altri, per farla “vedere”, cioè rendendola reale.

È questo il cammino al quale ci invita l’Evangelo di oggi: saper accogliere, custodire, meditare ed annunciare ad alta voce ogni speranza, vivendola nella concretezza di ogni giorno, sapendola anche accogliere da chi sono oggi i pastori di quel tempo, cioè gli esclusi, gli emarginati, gli ultimi che ne sono i primi depositari.

Sulle orme di Maria e dei pastori, buon cammino in questo 2022 nella pace del Signore, che non è quella del mondo.

 

(BiGio)

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