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"Lo avvolse in fasce": una nursery per tutte le donne della Cita è il regalo di Natale della Comunità


Lo avvolse in fasce”. Il regalo per tutte le donne della Cita: una nursery. 

Mancava solo la nursery nella canonica del parroco (dopo il rinomato ‘home restaurant’ Roof Garden e la Casa di Amadou con i migranti). Ma il Vangelo della notte di Natale parla chiaro a proposito della mamma del neonato Gesù, per la quale non solonon c’era posto nell’albergoma non c'era nemmeno quella semplice eppur necessaria stanza attrezzata per cambiare il piccolo.

È apparsa per questo sull’altare della chiesa della Risurrezione alla Cita, durante la Messa di Natale, la nursery che potranno usare h24 le donne bengalesi, cinesi e italiane, completa di fasciatoio, pannolini e antiche fasce che si usavano nel passato insieme ai ciripà. Piccolo segno di attenzione della Comunità a tutte le donne che al parco, per strada, nell'orto condiviso, si passeranno parola: "Se devi cambiarlo puoi andare dal don!" E potranno fare sosta con tenerezza e cura.
Un dono semplice della Comunità cristiana al Quartiere, non solo simbolico, per ricordare il senso del Natale a tutti e prima di tutto al prete, tentato dal clericalismo come ha ripetuto anche ieri Francesco (“tentazione del potere coperta dal nostro ruolo, la liturgia, la dottrina, la religiosità”) sperando che se lo ricordi ogni volta che vedrà il… fasciatoio in canonica! Il senso del Natale è che non ha senso celebrare la Messa solenne e poi rifiutare di ripetere quel gesto di cura e attenzione verso il Gesù che nasce oggi in ogni povero, migrante ed escluso.
Come diceva don Tonino, (in vita contestato ed ora portato sugli altari…): “Dalla notte di Natale le fasce della debolezza e la mangiatoia della povertà sono divenuti i simboli nuovi della onnipotenza di Dio. Anzi, da quel Natale, il volto spaurito degli oppressi, le membra dei sofferenti, la solitudine degli infelici, l’amarezza di tutti gli ultimi della terra, sono divenuti il luogo dove Egli continua a vivere in clandestinità. A noi il compito di cercarlo. E saremo beati se sapremo riconoscere il tempo della sua visita”.

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