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Quattro "no" e quattro "sì" - L’invito a tutti è alla mitezza

Mettere cioè dei limiti al proprio potere per far vivere gli altri e, mentre invita alla mitezza, Giovanni chiede la virtù della fortezza 


Ciò che unifica i tre gruppi di persone è la domanda. Giovanni assomiglia alla sentinella che nella notte intravede il sorgere dell’alba messianica e si rivolge a chi lo interpella dicendo.Se volete domandare, domandate, convertitevi, venite (Is 21,12). Qui folle, soldati e pubblicani vengono, domandano e sono invitati a conversione con richieste precise. La conversione può iniziare con il coraggio di una domanda. O, almeno, di ciò che una domanda significa. Riconoscendo cioè di avere una carenza e riconoscendolo davanti a un altro a cui ci si rimette e da cui si attende una parola, un’indicazione di via. La conversione inizia con la presa di coscienza della propria condizione reale, che è condizione di distanza rispetto alle esigenze evangeliche.

Alla folla tutta, Giovanni dice di condividere le cose essenziali del vivere. Il verbo usato, metadídomi, indica che mediante il dare si crea comunione con colui a cui si dona. La modalità di questo dare è senza fare calcoli”, “con semplicità(Rm 12,8), ma la portata del verbo si estende a realtà decisamente radicali: Paolo vorrebbe raggiungere i cristiani di Roma percondividere con loro qualche dono spirituale(Rm 1,11); il grande dono che egli ha condiviso con i cristiani di Tessalonica è il vangelo, ma Paolo avrebbe voluto dare loro la sua stessa vita (1Ts 2,8). In profondità non si tratta solo di dare qualcosa a chi è nel bisogno, ma di esistere con gli altri proibendosi di vivere senza di loro. La condivisione trova il suo punto più alto nel condividere il tragitto di una vita intera fino alla morte.

L’invito a tutti è allamitezza, a mettere cioè dei limiti al proprio potere per far vivere gli altri. E mentre invita alla mitezza Giovanni chiede la virtù della fortezza ai suoi interlocutori. Egli, infatti, propone dei “no” (non pretendere, non abusare, non far torto, non maltrattare) e dei “sì” (condividere, fare parte, dare) da dire a sé stessi. Guardando il Signore che viene si può trovare forza verso sé stessi, e si può convertire il proprio sguardo sugli altri, vedendo il loro bisogno per andarvi fattivamente incontro condividendo, rispettandoli nella loro unicità e astenendosi dall’avanzare pretese nei loro confronti come se fossero personale al nostro servizio. Insomma si tratta di elementi di una grammatica dell’umano e della relazione con l’altro che sono indispensabili per un cammino di preparazione delle vie del Signore, per andare incontro al Veniente. Così, mentre chiede di prepararsi ad accogliere il Signore che viene, il Battista dispone le persone ad accogliersi e andarsi incontro le une alle altre. Mentre chiede di essere pronti ad accogliere il Signore, chiede di rendersi in grado di ospitarsi e accogliersi gli uni gli altri.


(Luciano Manicardi)

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