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L'immagine regalata alla Parrocchia da un piccolo gruppo di etiopi.

C'era un piccolo gruppo di etiopi che si radunava a pregare nella Chiesa della Risurrezione alla quale hanno regalato questa immagine dipinta su pelle di capra.
Oggi, festa dell'Immacolata sono stati ricordati con gratitudine e si è pregato davanti a questa icona

L'Etiopia da più di un anno si trova in una situazione di guerra civile e di carestia. Più Post in questo Blog ne hanno sottolineato le tristi e tragiche vicende. Anche il Papa ha più volte sottolineato la difficile situazione internazionale nella disattenzione della stampa.

Di seguito riportiamo le ultime notizie:

ISPI 24 novembre

l’Onu ha iniziato a evacuare le famiglie del personale internazionale dall’Etiopia. È solo l’ultima notizia di un “ritiro internazionale” dal paese. A Regno Unito e Usa, negli ultimi giorni si sono aggiunte Italia, Germania e Francia: tutti i governi consigliano ai propri cittadini di lasciare il paese, in una situazione che sembra poter precipitare.

Insomma, è l’ennesima recrudescenza del conflitto tra governo etiope e ribelli tigrini. A poco sono servite le esortazioni per il cessate il fuoco: entrambi i fronti sono convinti di poter sconfiggere l’avversario sul campo di battaglia e non sono disposti a negoziare.

Non intende negoziare neppure Abiy Ahmed, il primo ministro etiope che due anni fa ha ricevuto il Nobel per la Pace, e che di recente si è addirittura recato al fronte. Seguono la sua linea anche gli atleti olimpionici Haile Gebrselassie e Feyisa Lilesa. Quest’ultimo, che sul podio di Rio aveva esibito i polsi incrociati sopra la testa in solidarietà con il popolo Oromo, oggi si dichiara pronto a combattere in prima linea per difendere il paese dal Fronte ribelle.

Senza un cessate il fuoco i rischi per i civili sono altissimi: nelle regioni in cui si combatte oltre alle quasi 11.000 vittime delle ostilità, sono 3 milioni gli sfollati nel Tigray e 8 milioni le persone che necessitano di aiuti. Mancano cibo, acqua per i campi, scuole per 2,7 milioni di bambini e soprattutto l'80% dei farmaci essenziali.

Tra il 1999 e il 2019, il PIL del paese è cresciuto a un tasso del 9,3% annuo: ritmi “cinesi”. L'Etiopia sembrava l’unico paese africano in grado di avvicinarsi a una crescita a due cifre, e l’arrivo del premier Abiy Ahmed nel 2018 sembrava poter trasformare il paese in un caso esemplare di stabilizzazione politica e transizione verso la democrazia in Africa.

Adesso si guarda all’Etiopia crescente apprensione, in un contesto in cui l’aumento dell’instabilità potrebbe minare anche gli sforzi antiterrorismo fatti nella vicina Somalia. L’inviato speciale degli Stati Uniti per il Corno d’Africa, Jeffrey Feltman, dopo una missione per favorire una soluzione diplomatica tra le parti, si è detto preoccupato dall’escalation militare in corso. Il premio Nobel Abiy ieri ha ceduto i poteri al suo vice per guidare l'offensiva: sarà vera guerra?


Vaticannews 7 dicembre

Svolta nella guerra civile che oppone il governo etiope al Fronte Popolare di liberazione del Tigray. Alcune settimane fa i miliziani erano arrivati a minacciare addirittura la capitale Addis Abeba. Ora invece le truppe regolari – è stato annunciato – hanno ripreso il controllo delle città di Dessié e Kombolcha, nella regione di Amhara, confinante a sud ovest col Tigray. I due centri erano stati conquistati dai ribelli in ottobre. I reparti etiopi, comandati personalmente dal primo ministro Abiy Ahmed, sarebbero entrati anche in altre località strategiche per la loro vicinanza ad Addis Abeba. La situazione denota l’emergenza della situazione per l’Etiopia. Lo stesso premier è stato costretto a scendere in campo in prima persona per evitare che il conflitto assumesse una via di non ritorno per l’esercito etiope.

Il conflitto iniziato più di un anno fa, visti gli ultimi sviluppi, non accenna dunque a diminuire di intensità e ci si aspetta ora una reazione del Fronte di Liberazione. I ribelli non confermano l’avanzata dell’esercito e parlano delle proprie posizioni come ormai stabilizzate e consolidate. Intanto centinaia di migliaia di abitanti tigrini continuano a subire le conseguenze della peggior carestia degli ultimi dieci anni, sia a causa delle violenze armate, sia dell’endemica siccità che colpisce l’intero Corno d’Africa. La mancanza cronica di cibo convinse il governo nel giugno scorso a proclamare una tregua unilaterale, proprio per cercare di ravvivare il comparto agricolo.

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