Battesimo di Gesù – Lc 3,15-16.21-22

Terminato con l'Epifania il Tempo di Natale, come consueto, la liturgia riprende ora il suo percorso rilanciando con un'altra festa: il Battesimo di Gesù. Ma, più che questo, Luca ci presenta il suo essere continuamente in preghiera che non ha nulla di ascetico piuttosto, come diceva Karl Bart, per vivere una vita da cristiani è necessario avere in una mano la Bibbia e nell'altra il giornale ...
 
 

Luca, a differenza degli altri due sinottici, pare poco interessato raccontare il Battesimo di Gesù; desidera piuttosto attirare la nostra attenzione su altri due temi che, qui annuncia, per poi svilupparli nell’arco di tutta la sua opera.

Abbiamo incontrato più volte in questo periodo natalizio l’indicazione che Maria custodiva e meditava nel suo cuore tutto quanto le veniva detto sul suo bambino appena nato. Erano parole di messaggeri del Signore, cioè Maria ascoltava la Parola di Dio, l’accoglieva e la portava alla luce con la sua vita; detto sinteticamente: “pregava” e, questo, portava frutto nel suo quotidiano.

Oggi incontriamo di nuovo l’indicazione di questa “attività” che dovrebbe essere di tutti i credenti e, per la prima volta Luca ci indica Gesù che, ricevuto il battesimo di Giovanni, si era appartato estava in preghierao, stando al greco, più correttamentestava pregandoe si vedrà che, questa differenza, non è proprio di poco conto. Questo suo modo di fare è quasi un ritornello nell’Evangelo di Luca che ce lo indicherà altre otto volte. Mettersi in ascolto della Parola di Dio, farla interagire con il quotidiano per comprendere come, in questo, realizzare la volontà d’amore del Padre, è stata la chiave principale ed essenziale della vita di Gesù, per mantenere sempre vivo in sé la guida dello Spirito nell’esercizio della sua missione al servizio del Regno. 

È quello che si è rilevato essere il centro anche della festa dell’Epifania: ai Magi non è bastato saper riconoscere nella realtà i “segni dei tempi” (la stella) per giungere alla Grotta della Natività, è stato necessario incrociarla con la Scrittura.

Per farlo è fondamentale, ascoltare, accogliere, meditare e far incontrare la Parola proclamata con la nostra quotidianità, per interpretarla e viverla alla luce dell’amore di Dio. Karl Barth ha scritto che il cristiano per vivere come tale devetenere in una mano il Vangelo e nell'altra il giornale”. Ma per poterlo fare è essenziale stare in preghiera”, che non è un atteggiamento passivo perché, seguendo il greco, tempo verbale è un gerundio che indica una azione continua, non un atteggiamento, ma un “abito” che rende il vivere “preghiera”, come è in Maria quelconservava nel suo cuore quanto veniva detto del bambino, come è in Gesù oggi chestava pregando”.

Questo atteggiamento “libera” la nostra realtà dall’egoismo, dall’essere esclusivamente concentrati sulla nostra persona che offusca l’orizzonte della vita e “apre” alla possibilità di far spazio all’Altro, con il quale poter a questo punto dialogare. Isaia durante l’Avvento aveva espresso con un grido l’invocazione:Se tu squarciassi i cieli e scendessia rompere e dissolvere le nubi grigie delle nostre inconsistenze, pigrizie, pretese di autosufficienza e, infatti,il cielo si aprìsopra Gesù e si apre sempre sopra coloro che stanno pregando. In un altro passo Luca (11,9) ci insiste dicendocichiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto”. La preghiera è questo bussare ma che si incrocia con un altro bussare, quello del Signore: “Ecco, io sto alla porta e busso, se qualcuno ode la mia voce ed apre la porta, io entrerò da lui, e cenerò con lui ed egli con me(Ap 3,20). Il bussare provoca l’aprire le porte e si inizia a comunicare, a dialogare con il Padre che ci dona il suo Spirito (“quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!) che ci mette in grado di guardare ed agire nel modo con il quale Lui guarda ed agisce, rendendoci così le sue mani operose.

LoSpirito Santo che scese su di lui in forma corporea, come colomba”. È significativo che Luca sottolinei che la colomba è in “forma corporea”; è un richiamo all’incarnazione, è un volerci dire che il Padre continua a “incorporarsi” in chi è disposto ad accogliere la sua volontà. È il rammentarci che il Figlio pur essendo nella condizione di Dio, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio, ma spogliò sé stesso divenendo simile agli uomini, facendosi obbediente …” dice l’inno in Filippesi 2,6-11 e che, nel rovescio della medaglia, porta Paolo a direNon sono più io che vivo: è Cristo che vive in me(Gal 2,16), come il frutto di quel vicendevole bussare alle reciproche porte.

È in questo lasciar spazio al Signore nella propria vita che sta il secondo tema sul quale Luca desidera attirare la nostra attenzione ed è quello che Giovanni risponde alle folle che si chiedevanose non fosse lui il Cristo”.

Ci sono momenti nella vita di ciascuno nei quali è saggio farsi da parte. Non per modestia o per una qualche strategia della quale potersi in seguito vantare. È più facile che si tratti semplicemente di trovarsi nella necessità di constatare una realtà di fatto: “viene uno che è più forte di meed è necessario lasciarli campo, farsi da parte, porsi di lato o dietro di lui. “Quando avrete fatto tutto, dite: siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fareci suggerirà più avanti Gesù in Lc 17,7-10.

Il fare spazio a Gesù nella propria vita, restituisce alla stessa nostra realtà i giusti equilibri in una visione più autentica, ridonandoci il gusto della libertà nella piena coscienza di ciò che siamo, attraverso la scoperta di ciò che Lui è, uno chebattezzerà in Spirito Santo e fuoco”. Qui il riferimento è ai movimenti apocalittici e messianici che fiorivano in grande quantità all’epoca di Gesù e che, purtroppo, in pochi conoscono ma che, invece danno profondità e ricchezza alla stessa “buona notizia”. 

Un solo altro accenno: qui Giovanni fa riferimento al fatto che c’è già stato un giudizio che al tempo di Noè avvenne con l’acqua del Diluvio, ma ci sarà quello che alla fine dei tempi avverrà con il fuoco (1Cor 3,13; 2Pt 3,7). Il Battista ci presenta allora Gesù come il Giudice degli ultimi tempi. Luca però rilegge la sua predicazione riferendosi alla Pentecoste, nella quale lo Spirito scenderà sugli apostoli in forma li lingue di fuoco ed è quello che avviene oggi nel sacramento del Battesimo, il luogo dove avviene per i cristiani la conformazione alla morte e alla risurrezione di Cristo: il giudizio finale. Così il tutto diventa una gioiosa notizia: l’Evangelo, quello che Dio stesso pronuncia nell’aprirsi dei cieli mentre Gesù stava pregando: “Tu sei il Figlio mio, l’amato, in te mi sono compiaciutoo come in un’altra versione dell’Evangelo di Luca:Io oggi ti ho generato”. Non si può dire quale sia la più corretta, però si arricchiscono reciprocamente e, quindi, fermiamoci a contemplare la duplice versione.


(BiGio)

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