Omelia del Papa nella Messa della Domenica della Parola di Dio
Nella prima Lettura e nel Vangelo troviamo due gesti paralleli: il sacerdote Esdra pone in alto il libro della legge di Dio, lo apre e lo proclama davanti a tutto il popolo; Gesù, nella sinagoga di Nazaret, apre il rotolo della Sacra Scrittura e legge un passo del profeta Isaia davanti a tutti. Sono due scene che ci comunicano una realtà fondamentale: al centro della vita del popolo santo di Dio e del cammino della fede non ci siamo noi, con le nostre parole. Al centro c’è Dio con la sua Parola.
«Oggi – dice Gesù – si è compiuta questa Scrittura» (Lc 4,21). La Parola vuole prendere carne oggi, nel tempo che viviamo, non in un futuro ideale. Una mistica francese del secolo scorso, che ha scelto di vivere il Vangelo nelle periferie, ha scritto che la Parola del Signore non è «“lettera morta”: essa è spirito e vita. […] L’acustica che la Parola del Signore esige da noi è il nostro “oggi”: le circostanze della nostra vita quotidiana e le necessità del nostro prossimo» (M. Delbrêl, La gioia di credere, Gribaudi, Milano 1994, 258). Chiediamoci allora: vogliamo imitare Gesù, diventare ministri di liberazione e di consolazione per gli altri, attuare la Parola? Siamo una Chiesa docile alla Parola? Una Chiesa portata all’ascolto degli altri, impegnata a tendere la mano per sollevare i fratelli e le sorelle da ciò che li opprime, per sciogliere i nodi delle paure, liberare i più fragili dalle prigioni della povertà, della stanchezza interiore e dalla tristezza che spegne la vita? Vogliamo questo?
L'intera omelia del Papa a questo link:
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