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Dallo sgomento allo stupore: tutti figli di Dio

 Perché ci hai fatto questo?” L'accorato richiamo a Gesù da parte di Maria e Giuseppe è quanto mai umanamente comprensibile e giustificabile. Quanta amorevole apprensione traspare da queste poche parole. Vi è condensata tutta la preoccupazione, il timore, la paura di tre giorni di ricerche, dapprima nella carovana che stava tornando a Nazareth; poi a Gerusalemme, nel posto più improbabile, fra i dottori del tempio, a discutere, alla pari con loro... e li interrogava...

  •   Quante volte, noi genitori, ci siamo comportati in questo modo nei confronti dei nostri figli?

  •   Quante volte li abbiamo richiamati perché tenevano un comportamento diverso da quello che noi ritenevamo giusto, scontato, indiscutibile.

  •   Quante volte i nostri figli con i loro discorsi, i loro modo di fare e di porsi ci hanno svelato aspetti della realtà, della vita che non avevamo neppure immaginato. Quante volte ci hanno arricchito la vita con i loro atteggiamenti che a noi sono sembrati strani, diversi, sicuramente inaspettati.

    "Perché mi cercavate? Non sapevate che devo occuparmi delle cose del Padre mio?"
    Ancora poche parole per una risposta che non concede replica, che lascia ammutoliti... ed infatti Maria e Giuseppe "...non compresero ciò che aveva detto loro."

    Io vorrei fare un accostamento molto forte...

    Quando oltre vent'anni fa mio figlio Francesco, poco più che sedicenne, ci confidò disperato, fra le lacrime, di essere omosessuale, forse mi balenò in testa quella frase: "Figlio, perché ci hai fatto questo?"
    Già, per noi genitori educati nella Chiesa e nella società in un certo modo, la dichiarata omosessualità di nostro figlio sconvolgeva quello che era il nostro pensiero, quello che era il pensiero comune: un figlio che cresce, che si rende autonomo, che si crea una famiglia, che mette al mondo dei figli ai quali noi, nonni, dedichiamo il tempo della pensione, l'amore e l'affetto che ancora permea i nostri cuori, la saggezza della vecchiaia.
          Ed invece no.

  •   Il figlio omosessuale ti rivoluziona la vita, ti scardina gli schemi che dai per scontati, ti rivela un mondo sconosciuto, che avevi volutamente ignorato perché nessuno te ne ha parlato, perché non se ne doveva parlare.

  •   Ma con quella dichiarazione di omosessualità nostro figlio ci diceva che era nato così, che Dio l'aveva fatto così, che non era una sua scelta, che non era ammalato, viziato, sbagliato, che era sempre lui, Francesco, il bravo ragazzo, educato, sensibile e disponibile, che tutti conoscevano e apprezzavano ...nostro figlio Francesco, carne della nostra carne, a cui sempre abbiamo voluto bene.

    E allora cerchi disperatamente delle risposte... ma forse con quella sua sofferta dichiarazione di omosessualità non ha forse voluto dirci che se il Padre lo ha creato così noi dobbiamo accettarlo così, come dono del Padre?

    E una prima risposta la troviamo proprio nella prima lettera di San Giovanni apostolo, che abbiamo sentito oggi: "Carissimi, vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo veramente."

    Già, perché se siamo creati da Dio siamo tutti Figli di Dio, indipendentemente dalle nostre affettività: "Questo è il suo comandamento: che crediamo nel nome del Figlio suo Gesù Cristo e ci amiamo gli uni gli altri... "

    E quando c'è amore in Dio e nel nostro prossimo, nulla dobbiamo temere, anche se siamo omosessuali, anche se siamo genitori di ragazzi omosessuali. Insomma, dallo sgomento allo stupore: tutti figli di Dio!

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    Questa è stata la testimonianza di Roberto Stevanato nell’Eucaristia del 26 dicembre 2021 nella comunità della Cita a Marghera

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