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Non basta sentire, non basta udire; è necessario ascoltare: cosa significa?

L'Evangelo di oggi chiede di "ascoltare". 
Non basta sentire, non basta udire; è necessario ascoltare e questo coinvolge l’intera nostra persona. I primi due termini sono un fatto meccanico, automatico, mentre l’ascolto è un fatto intenzionale, esige una decisione, una volontà. 


L’ascolto è teso alla comprensione; è un atto che tende all’accoglienza: comprendere cioè cum-prehendere, prendere con, prendere l’altro con sé. Esercitare l’ascolto porta a conoscere meglio l’altro e a superare lo scoglio dell’indifferenza che è in grado di offendere perché, spesso, è anche ostentazione di disinteresse che può far male forse anche più di una mala parola sfuggita o detta sotto voce. 

L'ascolto presuppone che si mettano da parte gli eventuali pregiudizi, precomprensioni, etichette preconfezionate. Ascoltare realmente significa essere aperti alle novità disponibili a scoprire smentiti i giudizi previ, quello che si pensa di sapere già. Spesso è proprio questo che impedisce conoscere l’altro nella sua unicità. L’ascolto presuppone che l’io sappia fare silenzio in me stesso, per accogliere quanto l’altro sta dicendo: è un atto di sincera accoglienza. 

Si impara ad ascoltare e questo comporta che sia capace di far silenzio, di far tacere il proprio pensiero, di mettere da parte le proprie preoccupazioni, le proprie tensioni.

È nella capacità di ascoltare che si esprime la vera opportunità di condivisione. Quando uno parla in continuazione, non sé capace di far spazio, di dare spazio all’altro. 


(BiGio)

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