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La Chiesa deve imparare ad annunciare il Signore, senza sostituirsi a Lui

Come ogni relazione, anche quella tra mondo e Chiesa, è a rischio di forzature e tradimenti. Vive di equilibri precari, da assestare continuamente, sulla base delle sfide a cui questa strana coppia è chiamata a rispondere.

di Lidia Maggi, pastora battista, teologa, scrittrice, in Messaggero Cappuccino

Non esiste un modo dogmatico, per relazionarsi col mondo: sia l'Antico Israele che la Chiesa hanno dovuto imparare, di situazione in situazione, a leggere il proprio momento storico per discernere come vivere bene. Integrazione, meticciato, distanziazione e persino mimetismo sono alcune delle tante strategie con cui il popolo di Israele, e a seguire la Chiesa, hanno provato a declinare questo rapporto  nei diversi momenti storici.  

Non è stato facile per Israele e la Chiesa capire come rimanere fedeli alla propria singolarità in dialogo con il mondo. In un equilibrio sempre da rinegoziare, entrambi gli eletti  hanno commesso errori e tradimenti. Israele ha faticato a custodire la propria luce quando ha amministrato la terra con le stesse logiche di potere da cui era stato liberato e la Chiesa ha dimenticato la propria vocazione quando ha smesso di essere quella comunità di fratelli e sorelle dove nessuno è chiamato padre (Mt 23,9).  La Chiesa faticherà a riconoscere che alcuni elementi costitutivi della propria realtà, esiliati dalla Chiesa, trovano accoglienza proprio nella società “mondana” come i diritti delle donne, negati dalla società del tempo, ma vissuti fin dagli albori nelle comunità cristiane della prima ora.

Tra fedeltà e tradimenti, cosa può significare oggi essere Chiesa nel mondo e per il mondo? Come riscoprire la chiamata a illuminare il mondo con la luce di Cristo? Per questo nostro presente, la scena iniziale dei racconti evangelici può essere significativa. Tutti i Vangeli aprono la vicenda di Gesù puntando i riflettori sulla figura di Giovanni il battezzatore. È lui la voce che chiede a noi di preparare la via al Signore che viene. E se oggi la vocazione della Chiesa fosse quella di aderire a questo testimone che indica il Messia senza mai sostituirsi a lui? Se il problema di una Chiesa, spaventata per la perdita di consenso e per lo stillicidio di vocazioni, fosse in parte legata alla sovrapposizione tra chi testimonia e annuncia (la Chiesa) e l'annunciato (il Cristo)?


L'intero intervento di Lidia Maggi a questo link:


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