Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino» (Gv 2,3)
La madre vede ciò che già manca, ciò che non dura se qualcuno non dona, ciò che sempre finisce perché è ciò di cui tutti hanno sete. Non hanno più vino, non hanno più festa, non hanno più amore, non hanno più vita. Non hanno più il senso della benedizione, non sentono più che Dio è tra loro. Non hanno vino perché la vita è spesso arida, perché basta poco per restare vuoti, per fermarsi incerti senza speranza, senza più gioia e senza ardore. Il vino è venuto a mancare. È venuta a mancare la vita perché la vita si consuma e si corrode, si sfilaccia e diventa esile. Il vino è il segno del canto, il segno dell’amore e del Dio che viene, della promessa e del futuro, della presenza e della scoperta. Non si può essere in festa se manca il vino, non si possono festeggiare le nozze se viene a mancare l’amore. E a volte anche alla fede manca il vino e si riduce a favola spenta, a gestione del proprio vissuto, a trattazione di cose ordinarie, a regolamenti e cose di comodo. E noi sappiamo che ancora ci manca vino, che quello che abbiamo è adulterato e andato a male, oppure troppo annacquato, senza sapore e senza odore, senza ebbrezza e senza coraggio. Non abbiamo più vino. Non abbiamo più ardore, né voglia di danza.
Anche alle nozze può mancare la festa, anche alla fede può mancare l’amore, anche all’incontro può mancare la gioia, anche a chi è vivo può mancare la vita. Si può restare cristiani senza più gioia, credenti senza più amore, fedeli senza più ardore, umani senza più leggerezza.
Ma a quelle nozze, c’era la madre. Ella era lì, presenza e segno. Come l'Israele rimasto fedele, il popolo e ciascuno di noi, la Chiesa e ogni fratello.
La madre vede che non ci basta quello che abbiamo, che ci serve un vino che spezzi il grigiore, ci serve un amore che vinca i timori, ci serva una vita che vinca la morte.
Non hanno più vino, ella dice anche oggi. E dovremmo dirlo anche noi, dovremmo vedere e riconoscere che manca il vino in questa fede, che manca il vino in questi precetti, che manca il vino in queste morali, che manca il vino in questa vita. Dovremmo vedere e dirlo chiaro che manca vino in questo mondo, che manca vino tra i credenti, che manca vino nella nostra vita.
E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora» (Gv 2,4)
Gesù, però, a sua madre, risponde a tono: “che vuoi da me?”
Non è scortese o poco garbato, è solo esigente che ogni cosa sia chiara. Che vuoi da me? Che poi sarebbe: che c’è tra me e te? Tenta cioè di mettere le cose in chiaro, di ristabilire i giusti rapporti, di creare le giuste alleanze. Mette a posto le cose e i ruoli, mette a posto le relazioni. Che c’è oggi tra Cristo e la Chiesa? Può essa dire ancora: non hanno più vino?
Dovremmo ancora lasciarci chiedere da Gesù: Chiesa, che vuoi da me? Umanità, che vuoi da me? Cosa c’è tra me e voi? E dovremmo ripeterci: cosa vogliamo davvero? cosa vogliamo quando, tra mille analisi, dichiariamo che non c’è più vino, non c’è più gioia e leggerezza, non c’è più fede e nemmeno amore? Forse, pensiamo di risolvere da soli il problema, di continuare ad affannarci, di sostituirci a lui che è lo sposo.
Eppure dobbiamo continuare a dirgli che non hanno più vino, per non rischiare di diventare custodi di anfore vuote, attenti a noi stessi e al nostro valore.
(dal commento di Marco Manco in www.rileggendo.it)
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