Il profeta Muhammad (Maometto, in occidente) era un “inviato di Dio” incaricato di diffondere l’ultima religione monoteista con il nome di Islam, che contiene la radice della parola “pace” (salam). Diventare musulmani significa accettare di sottomettersi alla parola di Dio rivelata da Maometto. Sottomettersi per essere in pace con sé stessi e con gli altri.
La parola “harb” (guerra) ricorre nei versetti con due significati: il primo è depredare, prendere con la forza un bene – un territorio – che si ritiene appartenga a chi muove guerra; il secondo, per i credenti, significa superare se stessi per essere in accordo con i principi e i valori dell’islam, religione basata sul riconoscimento dell’unicità di Dio.
La base e il fondamento dell’islam è la “shahada” (testimonianza), dire «io attesto che non c’è altro dio all’infuori di Dio e che Maometto è il suo profeta»: pronunciando questa formula davanti a testimoni si diventa musulmani. Maometto era sì un profeta che aveva ricevuto la rivelazione ma era anche un capo clan, un capo tribù e per estensione un capo di Stato, una guida per il suo popolo che doveva lottare contro chi, non credendo alla sua missione, al suo messaggio e alle sue parole, gli faceva guerra.
La guerra è chiamata “jihad” con un senso diverso da quello attuale, che si è discostato moltissimo dal significato originario. La cosa peggiore accaduta all’islam dall’arrivo di Maometto...
L'intero intervento di Tahar Ben Jelloun a questo link:
https://www.finesettimana.org/pmwiki/uploads/RaSt202312/231220benjelloun.pdf
Ieri "Guerra e pace" nell'Ebraismo (https://parrocchiarisurrezione.blogspot.com/2023/12/guerra-e-pace-nelle-religioni.html) e domani nel Cristianesimo
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