Il racconto dell’annunciazione è ben noto. Troppo forse. Al di là della sobria bellezza del racconto, ci si ferma a buon diritto sulla figura centrale di Maria, la cui immagine è probabilmente meno idilliaca di quelle che le tradizioni spirituali degli uni o degli altri sottolineano.
Il racconto della visita dell’angelo Gabriele a Maria è ben noto. Troppo forse, tanto che, abituati ad ascoltarlo in particolare durante il periodo dell’Avvento, ci immaginiamo di conoscerne anticipatamente il contenuto. Al di là della sobria bellezza del racconto, ci si ferma a buon diritto, nel testo di Luca, sulla figura centrale di Maria. A seconda delle tradizioni spirituali degli uni o degli altri, a essere privilegiata è l’immagine di una vergine pura e irreprensibile, a meno che si preferisca, in campo protestante, sottolineare la figura della donna volitiva, già solida nella fede, che si impegna con coraggio nel progetto di Dio per il mondo. Non è certo, però, che sia questo ciò che Luca vuole trasmetterci. Infatti, nel quadro della mentalità del I secolo, l’immagine trasmessa è probabilmente meno idilliaca e invita il lettore a un maggiore realismo.
Maria, non è che un’adolescente di un angolo sperduto della Galilea, la cui storia è delle più banali, in quanto si tratta della storia di tutte le ragazze della Galilea: concessa in matrimonio a un uomo da parte del padre, tutta la sua esistenza è già tracciata, senza sorprese ... L’espressione “ragazza concessa in matrimonio” indica che Maria ha raggiunto l’età di dodici anni e che, secondo la consuetudine del tempo, è stata data in matrimonio a Giuseppe senza che le sia stato chiesto il suo parere. Il destino di Maria è inscritto in una cornice storica e culturale che non lascia alcuno spazio al romanticismo e all’immaginario pio: il cammino di questa ragazza è già tracciato da coloro che l’hanno preceduta, e in primo luogo dai suoi genitori. Nessuno spazio di libertà in quella vita di donna in divenire ... Per dirla con le categorie moderne, Maria è qui tutt’altro che una donna libera, indipendente, autonoma.
Ora, in quella storia determinata, senza vie di uscita e senza sorprese, interviene Dio ... non con un gesto stupefacente, ma con una parola. La parola di Dio fa irruzione nella sua vita, nella sua storia, per orientarla in modo nuovo ... Maria apprende e comprende che Dio si interessa, anzi si coinvolge nella sua storia. E in quella storia in cui nessuno mai le aveva dato la parola, Dio è il primo a chiedere a Maria il suo parere! Così Dio fa di Maria una donna libera dandole la parola, invitandola ad acconsentire al progetto che egli ha per lei, un progetto che si inscrive al cuore stesso della sua storia e dei suoi determinismi ...
Il “sì” di Maria è accettare che Dio si inserisca nelle nostre storie, che ne sia il compagno di strada e, dunque, non solo che le orienti in modo nuovo, ma che anzitutto ci riconcili con esse. È la possibilità offerta a Maria, come pure a ciascuna e ciascuno di noi, di poter guardare la propria storia in modo pacificato, di poterla vivere in maniera diversa ... La storia di Maria non è soppressa, è assunta, anzi riabilitata, perché diventa il luogo della novità salvifica di Dio ...
A motivo dell’annunciazione, Maria non è più prigioniera della storia che la sua famiglia voleva per lei: Dio ha fatto irruzione nel suo quotidiano, l’ha assunto e l’ha orientato in un modo radicalmente nuovo. Perciò non dobbiamo imprigionarla di nuovo nella sua esperienza religiosa personale (sottolineando per esempio all’eccesso il suo carattere unico ed eccezionale) ...
Maria, ragazza sconosciuta che accetta l’intrusione della storia di Dio nella sua vita senza storia, e che ne scopre la dimensione liberatrice.
Maria preceduta, la cui storia già tracciata in anticipo, senza spazio di libertà, è assunta da Dio che la apre al suo possibile. Possibilità di guardare la propria esistenza con gli occhi di colui che, da onnipotente che era, si è fatto, in Cristo, compagno di strada nel quotidiano.
La fede di Maria a cui sono chiamato come lettore dell’evangelo è dire “sì” a quel Dio che mi incontra nella mia storia concedendomi di guardarla e di assumerla così com’è, nella pace di un cuore riconciliato. Di questa storia a volte pesante egli farà qualcosa di nuovo nel quotidiano. Il possibile di Dio si inscriverà nei determinismi della mia esistenza. E il Natale è forse il tempo favorevole perché una tale esperienza sia possibile.
(da La Parola e noi)
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