La preghiera che ci ha visto riuniti per il primo appuntamento dei tre mercoledì di questo Avvento si è svolta sotto lo sguardo dell’Icona dell’Amicizia e nello “stile di Taizè”. Come in ogni preghiera innanzitutto c’è l’ascolto della Parola e il confronto personale con questa che poi fiorisce nelle intenzioni personali. Il tutto ritmato ed intervallato dai loro canti che sono dei canoni ripetuti più volte.
Al centro della preghiera è stato posto l’Evangelo della prossima Domenica, la seconda di Avvento, che è l’inizio dell’Evangelo di Marco che ci presenta la figura del Precursore e la conversione da lui richiesta con forza:
“Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio.Come sta scritto nel profeta Isaia: «Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero: egli preparerà la tua via. Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri» …”
Anche il salmo pregato (il n. 85) è stato quello di domenica prossima al cui centro c’è questo stico: “Amore e verità s'incontreranno, giustizia e pace si baceranno. Verità germoglierà dalla terra e giustizia si affaccerà dal cielo.”
Come aiuto a riflettere sull’Evangelo è stato letto il seguente commento di don Tonino Bello tratto dal sul libro “Fiori tra le rocce – Itinerario di riflessione per l’Avvento e il Natale”:
Nei brani biblici sono bandite le mezze misure e i toni smorzati non vi compaiono neppure alla lontana. Si direbbe che le scritture vivono sui contrasti. […] “Deserto” e “fiume”, “parola” e “voce”, “acqua” e “fuoco” […] Non si potrebbe, allora, cogliere l’occasione per affidare a queste contrapposizioni tematiche l’annuncio di questo avvento che, tutto sommato si riduce ad una grande parola: “Convertitevi”? […]
“Deserto” e “fiume” Se il “deserto” è il luogo dell’intimità con Dio, della prova, della purificazione, dell’abbattimento degli idoli, viverne la spiritualità oggi deve comportare tante conseguenze: non lascarci prendere dall’affanno delle cose, non sprofondare nello scoraggiamento quando si sperimenta l’aridità e la fatica nel quotidiano, con tutte le sue tentazioni: abbattere i piccoli idoli che abbiamo eretti, forse anche accanto alla croce, nel santuario della nostra coscienza. E se il “fiume” nella simbologia biblica, indica la salvezza che straripa provocando novità di vita, sarebbe opportuno chiederci se noi da queste acque ci lasciamo appena lambire, rimanendo a mezza costa o sul greto, sedotti magari solo dalla curiosità, oppure ci siamo decisi cordialmente a “entrare nel fiume”.
“Parola” e “voce” Il Battista, definito semplice “voce” di colui che verrà dopo e che sarà la Parola, deve provocare, in noi, una conversione all’umiltà, alla coscienza del limite, al rifiuto di ogni arrogante prevaricazione. Noi siamo i servi della Parola. Le prestiamo vibrazioni e risonanze. La portiamo lontano e le diamo cadenze di attualità. Ma la parola è Cristo. È lui che giudica e che salva. Forse la considerazione della nostra semplice strumentalità, oltre che spingersi all’approfondimento della Parola che poi, come credenti in Gesù dobbiamo rivestire di voce, potrebbe riscattarci anche da non pochi abusi di potere. […]
“Acqua” e “fuoco” “Io vi battezzo con acqua… egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco” (Mt 3,11). È molto significativo che già lo Spirito Santo venga insediato al centro dell’economia di salvezza. Non è raro, infatti, che il Natale venga percepito come espressione del protagonismo solo del Padre e del Figlio, rimandando quasi ad una più seria presa in considerazione dello Spirito Santo al periodo di Pentecoste. Non c’è nulla di più deleterio di questa visione. Non sarebbe fuori posto oggi buttare lì, come una pietra nello stagno, una domanda a bruciapelo: che cosa significa per noi credenti fermarsi all’acqua di Giovanni?”
La preghiera comune del Padre nostro con l'intenzione di Fr. Roger (il fondatore di Taizè) ed un pensiero di Etty Hillesum hanno chiuso l'incontro di preghiera:
Dio di tutti gli esseri umani, vieni,
quando siamo scossi
dall'inspiegabile sofferenza di innocenti.
Dacci di superare ciò che ci scuote
e fa' sì che viviamo in modo che si possa percepire
un riflesso della compassione di Cristo in terra.
Un pensiero
Una cosa, tuttavia, è certa:
si deve contribuire ad aumentare
la scorta di amore su questa terra.
Ogni briciola di odio
che si aggiunge all'odio esorbitante che già esiste,
rende questo mondo più inospitale e invivibile.
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