Per il sociologo regna la “figliocrazia” e l’eccessiva permissività “anestetizza” i giovani. Dal teologo il suggerimento di puntare sui “corpi intermedi”
L’educazione di un figlio è indubbiamente una questione complessa ed essere genitore oggi è più che mai il ‘mestiere’ più difficile. Per impartire una buona educazione non esiste un manuale di istruzioni che garantisca l’infallibilità del ruolo che si è chiamati a svolgere. È preferibile la carta della permissività per farli crescere liberi o una disciplina più restrittiva che non lesina i “no”? Mentre si torna a dibattere animatamente del patriarcato, il tema dell’ascolto dei figli, bambini e adolescenti, è stato al centro della riflessione tra lo psichiatra e sociologo Paolo Crepet e il teologo Pierangelo Sequeri, direttore della cattedra Gaudium et spes del Pontificio Istituto Teologico Giovanni Paolo II, ideatore di un ciclo di incontri che si è aperto ieri sera, 12 dicembre, con “L’educatore al bivio: legare o sciogliere”. Per Crepet, autore di saggi che porta il lettore a riflettere sulle sfide quotidiane,“oggi si parla tanto di patriarcato vergognandosi di ammettere che in realtà c’è una figliocrazia. È questo il vero problema”.
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