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Ucraina. mons. Kulbokas (nunzio): “nella situazione difficile in cui ci troviamo, non possiamo lasciare nulla di intentato”

“Qualcosa si sta muovendo, nel senso che qualche minimo risultato c'è. Questo ci fa capire che è sempre meglio fare qualcosa che nulla”. Parla il nunzio apostolico in Ucraina, mons. Visvaldas Kulbokas. Ricevendo il Sir nella sede della nunziatura a Kyiv, descrive il clima che si respira in città e fa il punto sulla missione di pace, sulla liberazione dei prigionieri e sullo sforzo di riportare a casa i bambini ucraini deportati in Russia. Piccoli passi, dice ma aggiunge: “Nella situazione difficile in cui ci troviamo, non possiamo tralasciare nulla di intentato”

“A Kyiv sembra che si respiri un clima di abitudine alla guerra come fosse diventata ormai una normalità. Ma normale non è”. È mons. Visvaldas Kulbokas, nunzio apostolico in Ucraina, a descrivere il clima che si respira nella capitale ucraina, in questo periodo natalizio. “Non è normale neanche nei momenti di calma – aggiunge – perché non è mai una situazione di tranquillità completa. Ci prepariamo a vivere il Natale così, in un contesto difficile che però fa risaltare ancor più il suo significato spirituale, mettendo in luce chi è Gesù, il principe della giustizia e della pace. Tante persone, credenti e non credenti, si attendono dal Natale la grazia della pace e il dono della vita. La guerra comporta tanto dolore, tante morti, tante ferite. C’è quindi una grande attesa”.

Come scorre concretamente la vita?

Viviamo ogni notte e ogni giorno come fossero momenti a sé, perché la situazione è precaria. Non si sa mai se domani la situazione sarà la stessa del giorno prima. Dipende da quanti missili vengono lanciati, da quanti droni cadono sulla città. Non si ha la certezza di poter fare le cose così come sono state programmate. C’è questa percezione di precarietà con cui tutti facciamo i conti già da due anni.

L'intervista a cura di M. Chiara Biagioni continua a questo link:



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