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Guerra a pezzi e Pace a pezzi

Perché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. Sulle sue spalle è il potere e il suo nome sarà: Consigliere mirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace. Grande sarà il suo potere e la pace non avrà fine sul trono di Davide e sul suo regno, che egli viene a consolidare e rafforzare con il diritto e la giustizia, ora e per sempre. Questo farà lo zelo del Signore degli eserciti» (Is 9,5-6).

 


Questo testo del profeta Isaia viene sia proclamato che modulato nel canto nella notte e nel tempo di Natale. Attesta inequivocabilmente e in maniera stabile la presenza di una pace che non avrà fine, realizzata attraverso un misterioso personaggio, che noi riconosciamo in Gesù di Nazareth. 

Questa, anziché l’autorevole Parola di Dio, sembra una sarcastica beffa, tutt’al più una bucolica speranza adolescenziale. La crudeltà, la violenza, l’escalation di popoli coinvolti nei conflitti esplosi appena fuori della porta di casa nostra hanno la forza di spegnere ogni anche pur minimo tentativo di cambiare rotta e segno alla storia. La terza guerra mondiale a pezzi ha generato una pace ormai a pezzi...          
Non ho le competenze né la preparazione per cercare di analizzare le guerre in corso. Sono però stupito da un ricorrente approccio, sostenuto con vigore e continuità anche da giornalisti, politici, opinion leaders: cercare un colpevole. Individuato, sarà pertanto possibile dividere il mondo in due gruppi: i buoni e i cattivi, i giusti e gli ingiusti. Ma mi chiedo: quale bontà o giustizia vi può essere in un missile, in una bomba, scagliati verso una città, un villaggio, provocando vittime e feriti civili? Come possiamo pensare che questo non alimenterà a sua volta un desiderio di vendetta, di rivalsa, di contrapposizione pura, di volontà di annientamento dell’altro? L’unica conseguenza che siamo sicuri si avrà è quella della scomparsa di ogni dimensione di benevolenza, di accoglienza, di perdono per lasciar spazio soltanto all’odio radicale, che desidera solo la morte, la scomparsa, la distruzione dell’altro. La prospettiva dell’occhio per occhio non farà che rendere ciechi tutti i partecipanti al conflitto. E farà covare vendetta nei cuori delle generazioni a venire, per decine di anni... 

“Chi ha sparato? Chi ha iniziato? Sono domande insensate, visto che la volontà di guerra, di uccisione dell’avversario e di rifiuto della pace ha coinvolto tutti in un mix di odio, umiliazioni e disonore. È tipico della guerra distogliere lo sguardo da sé per sviarlo su chi si combatte” (Mario Giro in Domani del 20 ottobre 2023). Questo non significa certo negare precise responsabilità storiche o, peggio ancora, attribuire salomonicamente 50% e 50% di colpe a entrambi: sarebbe una violenza ancor più terribile per chi sta patendo dolore e morte. 

Ma tentare di sciogliere un nodo - meglio, ricostruire un tessuto relazionale – attraverso la ricostruzione storica dei fatti una volta che si è scatenata la violenza in modo strutturale come avviene in una guerra, questo non può riuscire a riaprire la strada verso il recupero di una qualità di vita che non sia ossessionata dal ricordo del male subito o imbrigliata dal desiderio di vendetta....


L'intero pregnante messaggio natalizio della Comunità Monastica di Dumenza a questo link:


http://www.monasterodumenza.it/vr/index.php?option=com_content&view=article&id=55%3Anewsletter-della-comunita-monastica&catid=7%3Ariferimenti&Itemid=190&lang=it



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