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“Grazie ai videogame ho imparato a risolvere problemi complessi”. La storia di Rokhaya Diagne che lavora per sconfiggere la malaria con l’intelligenza artificiale

Come frantumare quantità di stereotipi e pregiudizi con una foto e poche risposte a una intervista. Alcuni giorni fa sul New York Times è stato pubblicato un profilo di Rokhaya Diagne a firma della giornalista e autrice Dionne Searcey. Diagne, 25 anni, senegalese, è stata premiata per i suoi progetti che applicano l'Intelligenza Artificiale a problemi di salute pubblica, come la malaria.

L'immagine di copertina dell'articolo la ritrae mentre videogioca al computer. La sua storia e questa foto sono tanto essenziali quanto potenti da demolire solidi stereotipi e pregiudizi sui supposti mali del gioco digitale per il neurosviluppo e sulla rappresentazione dominante del videogiocatore come giovane maschio bianco.
Nell'intervista al New York Times, la venticinquenne senegalese ha raccontato di come sia cresciuta videogiocando online sul computer del fratello, di come abbia cambiato il suo percorso di studio passando da biologia a bioinformatica, di come si sia formata seguendo i corsi online gratuiti di università statunitensi per approfondire le conoscenze tecniche, e di come anche sia arrivata a ideare e sviluppare i suoi progetti di applicazione dell'intelligenza artificiale alla salute.
Un po' riservata, Rokhaya Diagne ha manifestato sin da bambina una grande passione per la scienza, alimentata dal padre, professore di letteratura e scrittore in pensione, che non forniva risposte predefinite alle sue domande ma ne stimolava il pensiero critico ...

L'articolo di Tiziana Metitieri continua a questo link:





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