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Vaticano e benedizioni pastorali, la Chiesa non è più una dogana

La Dichiarazione sulle benedizioni è un passo decisivo per andare verso una società in uscita, verso l’umanità, una società non chiusa, non rigida, ma aperta, anche alla misericordia, per chi crede ovviamente quella del Padre. La riflessione di Riccardo Cristiano

Mi ha molto interessato incappare per caso in una chat molto critica della Dichiarazione “Fiducia Supplicans” con cui la Congregazione per la Dottrina della fede ha legittimato la benedizione di persone in unione irregolare o omosessuale che la chiedano.

Ma prima di parlare di questo inatteso dettaglio personale devo dire qualcosa del testo e delle impressioni che in me ha destato da subito. Il passaggio a mio avviso decisivo di questa Dichiarazione – la precedente risale ai tempi del cardinale prefetto Joseph Ratzinger, la Dominus Jesus, e questo ne conferma l’importanza, comprovata anche dal fatto che appena due anni fa ci si era espressi in senso opposto – è questo: “La Chiesa, inoltre, deve rifuggire dall’appoggiare la sua prassi pastorale alla fissità di alcuni schemi dottrinali o disciplinari, soprattutto quando danno «luogo ad un elitarismo narcisista e autoritario, dove invece di evangelizzare si analizzano e si classificano gli altri, e invece di facilitare l’accesso alla grazia si consumano le energie nel controllare».

Perciò, quando le persone invocano una benedizione non dovrebbe essere posta un’esaustiva analisi morale come precondizione per poterla conferire. Non si deve richiedere loro una previa perfezione morale”.  Ho subito pensato a quando ero ragazzo ...

La riflessione continua a questo link:

https://formiche.net/2023/12/benedizione-coppie-omosessuali-chiesa/





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